La favola di Re Vladimiro
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C’era una volta, in un regno assai vasto e coperto di nevi eterne, un sovrano giusto e triste, noto ai posteri come Re Vladimiro.
Nell’Anno del Signore 2022, al ventiquattresimo giorno del gelido mese di Febbraio, quando l’inverno ancora regnava e i lupi ululavano nelle foreste d’Oriente, Re Vladimiro si destò dal suo torpore. La sua fronte si corrugò in un pensiero austero:
“Il regno accanto, così piccolo, così nazista, così ignaro dei suoi minerali, non sa ancora di appartenere a me, come è possibile!”.
E con gran pena, quasi singhiozzando, dichiarò una guerra che non avrebbe mai voluto.
“Io non vorrei, davvero! Se solo qualche europeo mi fermasse con un abbraccio, una rosa, una preghiera, un fottuto ponte... Ma ahimè, nessuno comprende il mio dolore!”.
E così, con animo affranto scatenò il suo esercito.
Intanto, più a ovest, nel magico regno dell’Occidente, spopolava la congrega dei Pacifisti Illuminati, saggi e puri, capaci di grandi ragionamenti e di argomentazioni circolari. Essi alzarono il capo dalle loro pergamene e dissero: “Perché ve la prendete tanto? Ma qualcuno ha mai chiesto a Re Vladimiro di fermarsi? Perché nessuno gli ha ancora scritto una lettera? Un biglietto profumato? Una cartolina con su scritto ‘Facciamo la pace’?”.
E sospirarono, tuffando tutte le loro angosce nello studio approfondito di saggi telegram dai nomi altisonanti, byoblu, grandecocomero, nuncelodicono...
Nel mentre, i regnanti d’Europa, stolti e affannati, correvano inutilmente da un palazzo all’altro, offrendo parole e strette di mano, telefonate non abbastanza amorevoli, piani di pace vuoti. Ma nulla parve smuovere il cuore infranto di Vladimiro, che intanto era costretto a continuare una guerra che assolutamente non voleva.
Eppure, un giorno, giunse dal fronte una novella tanto attesa, un sussurro auspicato: i felpati dell’Ucraina e i lor signori d’America erano disposti ad una tregua. Un raro prodigio, una notizia attesa da tre anni. Ma Re Vladimiro, che da tempo attendeva solo un’offerta d’amore (o così si narrava), non si scosse, non si affrettò, ma anzi sollevò un sopracciglio, inclinò il capo e disse:
“Non corriamo troppo...”.
I Pacifisti Illuminati, rimasero in un primo momento interdetti. Come poteva essere? Non era Vladimiro il tenero monarca frainteso, il soldato riluttante, l’uomo che voleva solo essere abbracciato? Come poteva ora esitare, temporeggiare, rimanere impassibile dinnanzi all’offerta tanto attesa?
Ma non temete, o popoli europei, giacché essi, armati di grande acume e gran zelo, trovarono subito nuove ragioni per dare senso al non senso:
🔹 “Zelensky non ha ancora cambiato felpa, dunque non possiamo trattare”.
🔹 “I nazisti nei tombini non sono ancora finiti”.
🔹 “C’è Mercurio retrogrado, e tutti sanno che non è il momento giusto per negoziare”.
E così, tra una miniera conquistata e villaggi calpestati, i Pacifisti Illuminati continuarono a intessere la loro favola prediletta, quella in cui il povero Re Vladimiro voleva solo un po’ d’amore.