Gabriele Venturini
@ilventa

Il massacro di Katyn

Pubblicato il
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Il #13aprile 1990, il leader sovietico Gorbacev ammette ufficialmente una verità negata per mezzo secolo, il massacro della foresta di Katyn, un eccidio di 21.857 i soldati e civili polacchi assassinati dall'NKVD sovietica.

IL FATTO

Il 14 marzo 1940, su richiesta del commissario popolare per gli Affari Interni dell’Unione Sovietica, Lavrentiy Beria, fu ordinato ai capi delle direzioni regionali della NKVD (il Commissariato del popolo per gli Affari Interni dell’URSS) di uccidere i prigionieri di guerra polacchi. La decisione di effettuare questo massacro rispondeva alla precisa logica di indebolimento del sentimento nazionale del territorio polacco appena conquistato, privandolo dei suoi leader e dell’élite intellettuale.

Per le autorità sovietiche, infatti, i prigionieri di guerra polacchi che manifestavano il loro patriottismo erano nemici dello Stato sovietico e per questo dovevano essere eliminati. Le esecuzioni vennero eseguite senza alcun processo e senza alcuna distinzione fra civili e militari, tutto nella massima segretezzaI prigionieri dei campi di Starobielsk, Ostashkow e Kozielsk furono uccisi e seppelliti nella vicina foresta di Katyn. Un totale di circa 21.857 cittadini polacchi morirono per mano dei sovietici non solo in quella zona, ma anche nelle aree limitrofe attualmente in Bielorussia e Ucraina.

Gli ufficiali e funzionari polacchi furono fatti prigionieri dopo l’invasione della Polonia da parte dall’Armata rossa nel settembre del 1939, in seguito al Protocollo segreto del Patto Molotov-Ribbentrop, definito nel 2019 dall’allora ministro della Cultura russo, lo storico Vladimir Medinskij, “il trionfo diplomatico dell’Urss”. Ma nonostante il massacro di Katyn sia stato condannato ufficialmente in Russia, le tesi revisioniste al riguardo persistono.


La propaganda Russa


Il 7 maggio 2020 dalla sede dell’Università di Medicina di Tver è stata rimossa una targa dedicata alla memoria dei 6,3mila polacchi che, secondo la ricostruzione degli storici, erano stati portati dal vicino campo di internamento di Ostashkov, giustiziati durante la notte e seppelliti in un bosco a 30 chilometri dalla città, nei pressi del villaggio Mednoje.

Sul luogo del massacro, dove nel corso delle esumazioni negli anni Novanta furono trovati resti di più di 2mila persone e tanti artefatti polacchi, sorge oggi un complesso memoriale.

Dalla facciata dell’Università è stata tolta anche una lapide che commemorava le vittime delle repressioni staliniane transitate dal carcere dell’Nkvd.

È stata la procura locale a disporre la rimozione citando un vizio di forma ossia il numero civico non corrispondente per quanto riguarda la lapide dedicata alle vittime delle purghe e la mancanza di prove documentate sui luoghi dell’eccidio e della sepoltura dei polacchi.

Nel testo la rimozione della lapide è spiegata con la tesi nota come la menzogna di Katyn” secondo cui il massacro sarebbe un “falso storico” e i polacchi furono uccisi non dai sovietici, ma dai nazisti per screditare i sovietici agli occhi degli alleati.

Così affermava l’Urss finché mezzo secolo dopo Mikhail Gorbachev non riconobbe la responsabilità dell’Unione Sovietica dell’eccidio.

Le prove del massacro dei polacchi a Tver ci sono e sono pubbliche, ma la procura non ha voluto consultarle. Sergej Glushkov, membro della sede locale dell’associazione per i diritti umani Memorial, tra gli anni Ottanta e Novanta si è battuto per restituire la memoria alle vittime locali delle purghe e ha seguito la scoperta delle fosse comuni dei polacchi. L’attivista cita il filmato dell’interrogatorio del 1990 del capo regionale della Nkvd ai tempi del massacro, Dmitrij Tokarev, sentito nell’ambito dell’inchiesta della Procura generale militare dell’Urss. Glushkov spiega anche che il campo di Ostashkov non fu mai occupato dai nazisti, mentre lo stesso Mednoje era sulla linea del fronte, e quindi la tesi dei revisionisti sulla responsabilità dei tedeschi nell’eccidio è priva di fondamento.

“Quando la storia si mischia con la politica, questo porta alla distorsione della verità”.

Oggi come ieri la colpa è sempre di qualcun altro.